Dettaglio che attira particolarmente la mia attenzione durante l'ultima lezione di informatica: in Australia, nelle zone popolate da nient'altro che fattorie, i bambini non vanno a scuola tutti insieme ma fanno
lezione via radio ognuno a casa propria.
Pensiero personale immediatamente successivo: va bene che, grazie alla tecnologia, ormai possiamo fare praticamente di tutto, ma forse non stiamo un pò esagerando? Vale la pena sbarazzarzi dell'effetto socializzante dello stare a scuola assieme per risparmiare il tempo e la fatica del viaggio fino alla scuola?
Risposta post-pensiero personale: dipende dalla distanza casa-scuola. Considerando quanto è immensa la zona dell'Outback australiano dove il tuo vicino di casa abita a 300 km di distanza da te se non di più, forse raggiungere in auto la scuola ogni giorno sarebbe complicato quindi sì, la scuola via radio sembra la risposta al problema.
Riflessioni durante la settimana: il caso australiano ricorda in parte la situazione delle favelas brasiliane, altro luogo in cui si è recentemente trovato un utilizzo "socialmente utile" della tecnologia. A Rio de Janeiro tra le baraccopoli è stata installata la connessione wi-fi gratuita, in modo che ne possano usufruire tutti gli abitanti (certe zone italiane ancora non hanno la copertura adsl...). Ciò è stato permesso dal progetto "Inclusione Digitale" del governo brasiliano che sta cercando di combattere l'emarginazione di queste zone e di dare progressivamente a tutti accesso ai servizi principali. Questo sicuramente rappresenta anche un grande passo avanti per la formazione scolastica di quei territori. Possiamo dire lo stesso della situazione australiana, dove grazie all'organizzazione della scuola via radio i bambini non perdono la possibilità di usufruire dell'istruzione scolastica che nel loro caso sarebbe estremamente difficile raggiungere. Ciò non toglie però che loro debbano fare a meno di uno degli elementi più importanti della formazione, cioè quello sociale, che il bambino apprende prima di tutto a scuola.
Penso a come sarebbe potuta essere la mia vita se avessi fatto le lezioni scolastiche standomene comodamente a casa mia: sveglia alle 8 invece che alle 6.30, senza dover prendere due autobus per arrivare dall'altra parte della città, ascoltando la voce dell'insegnante mentre resto seduta sul divano di casa, ancora in pigiama, sgranocchiando la colazione. Ma per tanta comodità sarei stata disposta a rinunciare alle amicizie nate a scuola, la complicità con i compagni di classe, le gags con la compagna di banco, i compiti in classe di gruppo, l'aver apprezzato o odiato determinati insegnanti? Non credo proprio. Nemmeno adesso, se potessi fare lezione via web, rinuncerei a quell'ora di viaggio in treno che mi separa dall'università pur di entrare in un'aula piena di gente e poter fare lezione insieme, non ognuno a casa propria, sicuramente più comodo ma anche circondato dalla solitudine con il proprio pc.
Non c'è dunque altra possibilità per far studiare insieme i bambini e ragazzi australiani che crescono in queste zone? A quanto pare no, quella della scuola via radio sembra essere la soluzione più praticabile per permettere a loro di ricevere comunque un'istruzione anche se, a mio avviso, si perdono uno degli aspetti più divertenti e importanti che la scuola insegna.
"Che valore hanno questi ricordi? Il valore è inestimabile. Non esiste un valore della scuola. O meglio, è uguale ad infinito. La scuola non è solo studio. La scuola è esperienza: amicizia, amore, dolore, gioia, successo e fallimento. La scuola funzionerà sempre, anche se non funziona, perchè non è fatta solo da quello che possiamo soppesare, ma anche da tutto quello per cui non esiste unità di misura. E' fatta, cioè, dalle singole persone" (Giovanni Floris, La fabbrica degli ignoranti).