giovedì 30 luglio 2009

La prossima mossa?

Microsoft continua a sferrare attacchi a Google nel tentativo di limitare il suo strapotere sul web e sottrargli una grossa fetta di utenti. Prima il lancio di Bing, ora l'accordo stipulato con il rivale Yahoo per gestire insieme il motore di ricerca e le vendite degli spazi pubblicitari. Come reagirà Google per tentare di difendere la sua posizione predominante? Oltre al già annunciato sistema operativo Chrome che uscirà nei prossimi mesi, ci saranno ulteriori contromosse? E la Apple nel frattempo resterà a guardare o prenderà parte alla guerra? Ci saranno punti di scontro con le leggi antitrust?
Nel frattempo cosa si prospetta per noi utenti comuni? Vedremo crescere sempre più il duopolio Google-Microsoft o questo stimolerà la nascita di nuove alternative all'interno della competizione in rete?

mercoledì 29 luglio 2009

Sempre più notizie a pagamento

Si continua a parlare di diritti d'autore per il materiale che circola in rete. E' di pochi giorni fa la notizia che l'agenzia di stampa Associated Press ha espresso chiaramente l'intenzione di limitare la disponibilità dei propri articoli giornalistici ai motori di ricerca e agli altri siti che fino ad oggi potevano servirsene liberamente e richiamarli sulla propria pagina web. A fronte delle norme ancora controverse che non riescono a risolvere il problema tra materiale messo pubblicamente nel web e salvaguardia dei diritti di chi lo ha creato, Ap annuncia che a breve introdurrà un software che mostrerà per ogni notizia i limiti legali del suo utilizzo in rete. In pratica si tenta di fare in modo che non tutto il materiale sia più gratuitamente alla portata di tutti ma che per utilizzare l'opera scritta da altri ci sia un prezzo. Questo per lo meno sembra il concetto che emerge dalle dichiarazioni di Tom Curley, l'amministratore delegato di Associated Press, che afferma che l'utilizzo di un articolo da parte di terzi richiede un accordo di licenza con l'ente che lo ha prodotto: in sintesi, per poter sfruttare una notizia la si dovrà pagare.
Una mossa con cui l'agenzia di stampa tenta di tutelare il proprio materiale e di ricavarne un profitto economico dall'uso che altri ne fanno, ma ciò gioca a sfavore dei motori di ricerca e dei siti che pubblicano link e riferimenti ad articoli presenti nel web. Portali che aggregano notizie da varie fonti come Google News e Huffington Post già pagano una licenza per disporre del materiale dell'agenzia, ma ora si vuole estendere il sistema anche al resto dei siti internet. In questo modo chi maggiormente risentirà dei limiti imposti saranno gli utenti comuni, abituati per le proprie ricerche di informazioni ad essere guidati da Google e suoi rivali verso specifico materiale gratuito disseminato nella rete. Inoltre i motori di ricerca e le pagine web che contengono links ad articoli spesso rimandano direttamente l'utente al sito fonte della notizia, quindi ciò potrebbe anche ritorcesi contro la stessa Ap che potrebbe veder diminuire il flusso di utenti che giornalmente viene indirizzato verso essa. Ma l'interesse maggiore sembra comunque essere focalizzato sui ricavi che un'editoria attualmente in crisi può ottenere attraverso un procedimento di questo tipo.
Da una parte quindi il libero accesso alle informazioni che la rete ha sempre consentito, dall'altra la difesa e tutela del copyright delle opere giornalistiche tramite pagamento delle notizie che si vuole consultare. Negli Stati Uniti si poteva considerare in parte risolta la diatriba tramite la politica del fair use, una via di mezzo tra i due estremi del problema che stabilisce alcune condizioni in cui, per scopi didattici o scientifici, il materiale protetto da diritto d'autore può essere utilizzato da altri. Ma la recente decisione di Associated Press porta di nuovo a riflettere sulle problematiche e le norme che tentano di disciplinare Internet e che spesso risultano in contrasto tra loro. La questione, come sempre, rimane ancora aperta.